Quest'anno ricorre il ventesimo anniversario dell'Earth Summit tenutosi a Rio de Janeiro nel 1992, che con l’Agenda 21 ha definito un insieme di principi, strategie, obiettivi e azioni finalizzati alla costruzione di un modello di sviluppo sostenibile e durevole per il XXI secolo, attraverso un utilizzo equilibrato delle risorse naturali, umane ed economiche.
Quando si affronta il tema dello sviluppo sostenibile è necessario, innanzitutto, comprendere bene in cosa consiste. In questi ultimi anni l’opinione pubblica nazionale si è rivelata molto sensibile ai temi del risparmio energetico, della tutela del paesaggio, dell’economia, del rispetto dei diritti civili e delle istituzioni. Si tratta di tematiche diverse tra loro, ma che hanno in comune il concetto di equilibrio e di armonia tra uomo e natura. In questa direzione si colloca il tema dello sviluppo sostenibile.
Quest’ultimo nasce alla fine degli anni settanta a seguito della crisi petrolifera che scosse l’economia mondiale, in quanto aumentarono i costi dell’energia. Di conseguenza, diversi paesi occidentali attuarono politiche di austerità, al fine di limitare il consumo di energia. La crisi, portò i paesi occidentali a interrogarsi per la prima volta riguardo i fondamenti della civiltà industriale e riguardo la problematicità del suo rapporto con le risorse limitate del pianeta. In questi anni prende piede l’idea di delineare un modello di crescita economica che avesse un tasso di utilizzo delle risorse ambientali inferiore alla velocità di rigenerazione delle stesse in modo da renderle disponibili anche per le future generazioni.
La definizione oggi ampiamente condivisa di sviluppo sostenibile è quella contenuta nel Rapporto Brundtland, elaborato nel 1987 dalla Commissione mondiale sull'ambiente e lo sviluppo, che si basa su quattro obiettivi qualitativi: solidarietà sociale, responsabilità ecologica, efficienza economica. Questi tre obiettivi sono equivalenti e nessuna delle tre finalità, ecologica, economica e sociale, può e deve essere realizzata a lungo termine a discapito delle altre.
Lo sviluppo sostenibile non è visto come un processo fermo nel tempo, ma in continuo mutamento, per cui lo sfruttamento delle risorse, la direzione degli investimenti, l’orientamento dello sviluppo tecnologico e i cambiamenti istituzionali devono essere coerenti anche con i bisogni futuri della popolazione.
Lo sviluppo sostenibile, quindi, consiste in un processo piuttosto articolato di crescita finalizzato al raggiungimento di obiettivi di miglioramento che coinvolgono diversi settori sia a livello locale che globale. Questa articolazione del concetto di sviluppo sostenibile può essere ben rappresentata graficamente da quattro cerchi che si intersecano a simboleggiare la necessità per lo sviluppo sostenibile di conciliare i quattro obiettivi, ambientale, economico, sociale ed istituzionale che a volte possono essere contraddittori e antitetici.
Si tratta di uno sviluppo che risponde alle esigenze del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future e che non riguarda, quindi, esclusivamente l’aspetto energetico, come spesso si pensa, ma anche la tutela dei bisogni di tutti gli individui, e l'importanza di una maggiore partecipazione dei cittadini per attuare un processo effettivamente democratico che contribuisca alle scelte sia a livello internazionale che locale. Si ricordi che il Processo antropico e il processo evolutivo hanno una sola direzione e questa non può essere cambiata. Il tempo non può essere capovolto. Ma sulla velocità di questi processi possiamo esercitare la nostra influenza. Il nostro modo di vivere, di consumare, di comportarsi, è decisivo ai fini di stabilire la velocità di degrado antropico che vogliamo dare al nostro pianeta, in quanto la velocità con cui viene dissipata l’energia utile determinerà, in ultima analisi, il periodo di sopravvivenza della specie umana.